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COMPLETAMENTO DEL PROCESSO BIOLOGICO

 

Forse la parola “completamento” la sto utilizzando in maniera sbagliata, sono convinto però che il processo della nascita instauri all’interno del nostro sistema una procedura che deve essere rispettata se vogliamo poi avere un processo di nascita e di crescita armonica. Il feto decide di nascere quando vuole lui, quando si sente pronto, quando ha fatto un check up totale di tutte le sue parti e decide che è arrivato il momento giusto per nascere.

Forse effettivamente questa è una mia visione romantica del momento appena prima del parto, ma la immagino così….il feto che in qualche modo faccia l’inventario  di tutte le sue parti del corpo, di tutte le strutture anatomiche anche la più piccola che ha costruito e fatto crescere durante le fasi della gestazione e, ricevuto l’ok da tutte queste parti, decida che è arrivato il momento giusto per  nascere.

Sono quindi a favore del parto cesareo solo in caso ci possano essere ragionevoli stati di allarme per la salute della madre e del bimbo.

Sostanzialmente vi sono due problemi fondamentali nel parto cesareo. Il primo è  la veloce decompressione subita dal bimbo con un parto veloce e non naturale, non vi è nessun tipo di compensazione e questo processo può essere paragonato alla risalita di un subacqueo senza passare per gli stadi di decompressione. La pancia della mamma ha un ambiente a pressione costante ed è una pressione maggiore della pressione esterna per cui una decompressione così veloce può provocare lo stiramento della membrane cerebrali all’interno della testa del bimbo dal momento che le ossa craniche nel feto sono fatte in modo per cui alla nascita possano muoversi ed abbiano un gioco per poter ridurre il diametro della testa durante il parto. Quindi la testa del bimbo avrà una dilatazione passando da un ambiente a pressione maggiore verso un ambiente a pressione minore.

Il secondo problema che  risulta dal non passaggio attraverso il canale del parto è una non mobilizzazione di tutte le vertebre della colonna per poter uscire. Questa è una affermazione che scaturisce dalle mie conoscenze osteopatiche…per cui potrebbe essere confutata dalla medicina allopatica, ritengo però che sia naturale pensare ad una cosa del genere vedendo il tortuoso passaggio che il feto deve percorrere per dare vita a ciò che viene chiamata nascita.

Vi è inoltre il risvolto emotivo che potrebbe successivamente produrre delle disfunzioni durante lo sviluppo per il bimbo e nel post parto per la madre. Sarebbe inoltre interessante  analizzare l’accettazione della madre e del bimbo uno con l’altro, un ancestrale riconoscimento come “self” ovvero parte di un unico corpo fino a poco prima dell’ atto della nascita.

Questo articolo lo dedico ad una mia cara amica. Roberta, ti sto pensando molto in questi giorni e se tu lo vorrai sarò a tua completa disposizione per cercare di aiutarti a superare i brutti momenti passati.

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E’ arrivato ora il momento di parlare nello specifico delle catene muscolari, oggi affronteremo la CATENA STATICA POSTERIORE.
È composta più da aponevrosi e fascie di tessuto connettivo piuttosto che da muscoli, poiché deve fare in modo di contrapporsi alla forza di gravità che schiaccia il nostro corpo verso il basso.

Questa catena connette la parte posteriore del corpo , dalla fascia plantare alla cima della testa, deve rispettare queste leggi fondamentali

1. L’ EQUILIBRIO
2. L’ ECONOMIA
3. IL CONFORT

Lo scopo è quello di lottare contro la gravità restando in equilibrio.

L’ equilibrio del corpo è basato su di uno squilibrio, basti pensare che la linea di gravità cade davanti ai malleoli,che il peso della testa è ripartito in maniera disomogenea sul piano sagittale, con due terzi del peso in avanti ed un terzo indietro. Il risultato di questo squilibrio è il tensionamento delle fasce posteriori ( legamento cervicale posteriore, l’aponevrosi dorsale e l’ aponevrosi lombare).

La catena statica posteriore non è confusa con la catena di estensione che a differenza della catena statica è costituita da muscoli, dai paravertebrali dei piani profondi e medi.

Dall’ analisi di questa catena traiamo come conclusione che dal momento che il corpo è costituito su uno squilibrio anteriore, i fattori statici sono localizzati indietro per opporsi allo squilibrio.

La statica dipende da quattro fattori:

1. LO SCHELETRO catena ossea
2. LE FASCE in particolare la catena fasciale posteriore valorizzata dallo squilibrio anteriore
3. LA PRESSIONE INTRA TORACICA
4. LA PRESSIONE INTRA ADDOMINALE

È composta da

 

1- FALCE CEREBRALE
2- FALCE DEL CERVELLETTO
3- IL LEGAMENTO CERVICALE POSTERIORE
4- L’ APONEVROSI DORSALE
5- L’ APORNEVROSI DEL TRAPEZIO
6- L’ APONEVROSI DEL QUADRATO DEI LOMBI
7- L’ APONEVROSI LOMBARE
8- LEGAMENTO SACRO TUBEROSO
9- LEGAMENTO SACROSPINOSO
10- GUAINA DEL MUSCOLO PIRAMIDALE
11- CONNETTIVO INTERNO ED ESTERNO DEGLI OTTURATORI
12- APONEVROSI GLUTEA
13- PICCOLE BENDE DI MAISSIAT
14- GUAINE E SETTI DELLA LOGGIA ESTERNA
15- PERONE
16- APONEVROSI INTEROSSEA
17- GUAINE E TENDINI DEI PERONIERI
18- LAMINA DEL SOLEO
19- TENDINE DI ACHILLE
20- APONEVROSI PLANTARE

Spesso un suo scompenso provoca dolorabilità al rachide e le auto posture come la “rana in aria” si Mezieres possono essere molto utili.

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Dopo aver parlato di TENSEGRITA’ nell’ articolo precedente, siamo giunti al concetto fondamentale di fascia e di catena mio-fasciale. Parlando di tessuti se notiamo la totalità corpo e la paragoniamo alla società umana vi troveremo come in quest’ ultima una combinazione di autonomia individuale e di interazione sociale.

L’ osteopatia trova applicazione in numerosi campi della salute. Tra questi per esempio serve a far trovare sollievo a tutte le patologie algiche (dolorose) del rachide e delle articolazioni, mal di testa vertigini e sciatalgie, tende a rieducare il corpo ad ottenere una postura più fisiologica possibile togliendo la causa di molti vizi posturali, tratta problemi viscerali e cranio sacrali ed in ogni caso aiuta anche stati ansiogeni, turbe del sonno e patologie correlate con la sindrome da stress. Risulta inoltre molto utile per le donne in gravidanza ed i bambini.
L’ osteopatia è una disciplina nata agli albori del ventesimo secolo negli Stati Uniti d’ America, si è sviluppata successivamente anche in Europa tramite la scuola francese,
è una medicina complementare ed una tecnica manuale che si basa su dei principi fondamentali e che tratta l’ essere umano nella sua totalità, considerando che tutte le strutture anatomiche, gli organi, i tessuti e le cellule che li compongono siano estremamente collegati gli uni agli altri e che quindi la disfunzione di alcuni può procurare patologie ad altri componenti di questa relazione.
Un ulteriore principio osteopatico è rappresentato dal principio di auto guarigione ovvero la capacità innata del corpo di ripristinarsi e guarirsi per quanto gli sia possibile. Inoltre vi è il convincimento che vi sia una forte relazione tra la struttura e la sua funzione ovvero che qualora vi sia una compromissione della struttura spesso la funzione risulta più difficile e meno ottimale.
L’ osteopatia osserva il corpo in movimento, determinandone così gli squilibri ed i movimenti non fisiologici che possono influire in patologie algiche.
La vita è movimento: il movimento vibrazionale cellulare, il movimento dei tessuti composti dalle cellule, il movimento degli organi, ed infine si giunge al movimento corporeo. Da questa affermazione è semplice dedurre che il corpo con i suoi movimenti può influire a cascata sulla funzione di organi tessuti e cellule e che tessuti ed organi possano spesso anche influenzare posture o movimenti del corpo.
L’esame specifico dei movimenti articolari, insieme alla conoscenza dei principi di biomeccanica e delle proprietà delle varie strutture anatomiche interessate servono a capire e valutare i molteplici atti che l’uomo deve utilizzare nella vita quotidiana.
Con quest’ analisi si può dedurre più cose:
• stabilire le varianti individuali
• precisare le differenze tra stato normale e patologico
• suggerire miglioramenti e compensi
• consentire all’Operatore di indicare al Cliente i dettagli di un gesto, la scelta di un
percorso che siano più adatti alla sua struttura
L’ osteopatia non parla mai di diagnosi ritenendo che tale atto sia giustamente atto medico. L’ osteopata deve vedere le disfunzioni secondo la propria logica e lavorando principalmente sulla prevenzione.
CONCETTO DI POSTURA
Secondo alcuni studiosi il Sistema Nervoso Centrale (SNC) non fa differenza tra postura e movimento.
La postura rappresenta un movimento arrestato, mentre il movimento è il passaggio da una postura all’altra.
In letteratura sono presenti diversi significati relativamente al termine “postura”, basta
sfogliare testi di chinesiologia, fisiologia, tecniche rieducative, tecniche sportive, per
rendersene conto.
Per praticità come postura connotiamo gli atteggiamenti personali assunti
da diversi soggetti presi ad esame, definiti dai rapporti che si stabiliscono tra i vari
segmenti corporei, i quali sono sottoposti a forze relative, in particolare dai muscoli e dal
sistema fasciale, comparati ad una postura ideale.
Nella vita quotidiana sono rari i momenti in cui una posizione venga mantenuta per molto
tempo: nemmeno nel sonno.
Le posizioni statiche sono quelle in cui le forze controllabili dal Sistema Nervoso Centrale sono in grado di opporsi alle modificazioni dei rapporti tra i segmenti che le forze esterne tentano di generare (in particolare la gravità).
Qualsiasi posizione si decida di assumere deve essere soddisfatta la condizione
necessaria per mantenere l’equilibrio, evitando un eccessivo consumo energetico,
ricercando una posizione confortevole in assenza di dolore.
L’osteopata non agisce contro la medicina tradizionale, non prescrive farmaci e non fa diagnosi ma si limita a riconoscere le “disfunzioni somatiche” ed a correggerle.
Siamo al servizio della salute e siamo al servizio vostro.

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Nel precedente articolo abbiamo parlato della catena statica posteriore, un sistema aponevrotico che corregge il nostro “squilibrio” in avanti e forma principalmente il sistema antigravitario. Questo recupera l’ energia della gravità (legge dell’ economia) per aumentare la sua qualità di molla o la sua capacità elastica delle strutture e diventa un sistema di auto accrescimento quando recluta i muscoli per cercare di eliminare le curve. Successivamente parleremo di esercizi che aiutano questa capacità. Vi sono poi le catene di flessione e di estensione, prettamente muscolari che durante l’ arrotolamento delle strutture o il raddrizzamento (flesso estensione delle strutture) fanno lavorare i muscoli flessori e gli estensori gli uni in concentrico (accorciandosi) gli altri in eccentrico (tenendo in allungamento). Sono muscoli tipicamente strutturanti e servono d’ appoggio ai sistemi crociati.
Le lordosi cervicali e lombari sono necessari sia per i movimenti del tronco sia per la mobilità delle braccia e delle gambe. Il sistema di accrescimento antigravitario è più specializzata in senso verticale ma a scapito delle altre catene e, il massimo accrescimento non può essere mantenuto a lungo poiché porterebbe un’ instabilità corporea.
Il tono di base del sistema antigravitario è l’elemento elastico, la molla che permette all’ uomo di reagire alla gravità, è in relazione con la sostanza reticolare (parte di tessuto nervoso del tronco encefalico) e quindi risulta dipendere anche dalla stanchezza fisica o mentale del soggetto quindi dal buon funzionamento dell’ insieme delle sue strutture e della sua dinamica mentale. In sintesi:

- Le catene rette hanno una vocazione strutturante
- Le catene crociate hanno una vocazione di movimento
- Il sistema antigravitazionale è il distributore di energia

 

Ora con questa spiegazione sul movimento del corpo capire che ogni lavoro sia osteopatico sia di consolidamento del trattamento osteopatico deve essere personalizzato e fatto in modo adeguato.
Se per una persona priva di problemi fisici fa dell’ esercizio fisico per un istruttore od un osteopata risulta piuttosto semplice consigliarla correttamente, basterà farle fare esercizi in fisiologia. Se altresì una persona ha uno squilibrio su di una delle catene muscolari che si ripercuote a livello strutturale, l’ esercizio fisico va consigliato da persone capaci e che vedano il corpo come un tutt’ uno. Sarà facile aumentare lo squilibrio di queste catene facendo uscire il corpo dalla fisiologia e quindi portandolo verso la patologia.
Per fare un esempio pratico, una persona sofferente d’ ernia e quindi di una degenerazione discale potrà trarre un gran beneficio dal lavoro muscolare poiché questo farà registrare i tiranti della struttura (muscoli) riequilibrando la struttura stessa. Ma se vengono accorciati i tiranti (muscoli) errati si potrà provocare un aumento della sintomatologia algica ed un deperimento strutturale ulteriore.

 

 

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Nei nostri tessuti riconosciamo quattro tipi fondamentali di cellule: nervose, muscolari, epiteliali e connettivali. Ognuna di queste può annoverare più sottotipi e potremmo anche affermare che ognuna di queste ha enfatizzato una delle funzioni condivise generalmente da tutte le cellule.
Le cellule nervose saranno più specializzate nella conduzione lungo le proprie membrane, cosa che comunque è espletata anche dal resto delle tipologie cellulari ma che nelle cellule nervose trova la massima elezione. Ciò avverrà anche per le cellule muscolari che si sono principalmente specializzate nella capacità di contrarsi. Anche le cellule epiteliali possono contrarsi contenendo al loro interno un po’ di actina e di miosina, ma si contrarranno debolmente rispetto alla cellula muscolare. Le cellule epiteliali invece hanno raggiunto la loro massima affinità elettiva specializzandosi nello secernere ormoni, enzimi, ed altre molecole messaggere. Le cellule del tessuto connettivo si contraggono malissimo, sono conduttrici mediocri, ma secernono un’ infinità di prodotti nella matrice extracellulare, contribuendo a formare ossa, cartilagini, tendini e legamenti. Formando la matrice extracellulare che altro non è che quella pasta che ci tiene tutti insieme e che connette tutti i vari tipi di tessuti tra di loro, dando a tutte le altre cellule uno spazio di comunicazione e di condivisione.
Indicheremo con il termine fascia la rete di tessuto connettivo nell’ organismo, del tessuto che crea degli spazi separati all’ interno del corpo ma che allo stesso tempo unisce tutte le parti anatomiche che l’ anatomia classica vede distinte. La funzione d’unione della fascia supera di gran lunga quella di separazione spaziale.
Un maglione globale che ci permette di muoverci e di espletare tutte le nostre funzioni fisiologiche e psicofisiche.
Per procedere oltre, ora spostiamo la nostra attenzione sulla ricerca dei meridiani miofasciali (Myers) poichè il loro studio ci aiuta a capire in modo semplice come si muove globalmente il corpo. Questo concetto inoltre è importante perché fa capire che la struttura umana per vivere in modo sano è fatta per muoversi e che la vita è movimento mentre la morte risulta sintetizzata nell’ immobilità e nella staticità del corpo.
Ci fa capire che la struttura che ci compone è unica ed indivisibile e che quindi gli esercizi di contrazione e allungamento in un allenamento o in un lavoro di consolidamento post trattamento osteopatico, risultano più proficui se eseguiti rispettando queste linee di tensionamento del corpo.
Dalle prime teorie di Godelieve Denys Struyf , all’ allievo Busquet fino ad arrivare a Myers, si è sempre cercato di capire il movimento globale del corpo e le ripercussioni sulla struttura dei blocchi sulle catene muscolari.
Inoltre da tener presente nel movimento e nelle catene muscolari bisogna dare rilievo allo stato emotivo ed emozionale del soggetto. Il corpo risulta il palcoscenico della coscienza ed in un modo o nell’ altro certe problematiche del movimento possono essere ripercussioni di uno stato emotivo alterato, ma questo esula dai compiti di un osteopata o di un personal trainer e dà importanza ad altri tipi di figure professionali, aprendo le porte ad una visione di equipe in cui più professionisti possono contribuire al miglioramento psicofisico delle persone. Un equipe dove la patologia viene gestita dalle professioni sanitarie di competenza (medici, fisioterapisti) e dove le visioni osteopatiche, psicosomatiche, psicologiche e di gestione dell’ alimentazione del soggetto trami tele figure professionali non sanitarie (osteopata) servano ad ottenere un mantenimento dello stato di salute della persona.

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